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Molte studentesse non comprendono le cause dei disordini alimentari, o come ricevere l’aiuto di Dio. Ecco l’esperienza di una ragazza che ha risolto i propri problemi alimentari…

di Susan Broadwell (con Kim Bubalo)

Lavoro ormai da 13 anni con gli studenti, parlando, nei campus o nelle associazioni universitarie femminili, a ragazze che si disperano per i disordini alimentari e per l’immagine del proprio corpo. Al giorno d’oggi, nella nostra cultura, una grande percentuale di donne soffre questi mali. Io stessa ne ho sofferto, in maniera seria, ma ora è passata.

Ma lasciate che vi racconti di due mie amiche:

Brenda: tutti noi sgranavamo gli occhi, ogni domenica mattina, quando Brenda mangiava le ciambelle in sala da pranzo. Suppongo che pensasse che nessuno notasse il numero di ciambelle che riusciva a mangiare, o che ritornava lì nella mezz’ora successiva e ricominciava come se non avesse mai fatto colazione. Ma sapevamo che avrebbe continuato per due o tre ore, che aveva una vera e propria fissazione per le ciambelle. Poi una notte, mentre mi stavo recando nel bagno al piano inferiore, ho sentito il rumore di un pacchetto di patatine. Allora ho capito: Brenda si stava ingozzando. Io stessa avevo avuto tendenze anoressiche. Sapevo che Brenda aveva un problema. Ma non sapevo cosa fare, e allora non ho fatto niente. Il mio pensiero è stato, “Beh molti lo fanno e non sta a me interferire con i suoi affari personali.” Inoltre, non volevo perdere l’amicizia di Brenda, ci tenevo troppo.

Judy: era evidente che Judy stesse perdendo peso. Sembrava a posto, ma cominciavo a notare che era molto magra, specialmente quando indossava i pantaloni corti. Potevo quasi vedere le sue ossa. Gliene parlai, ma lei mi rispose che aveva perso peso per lo stress, e che stava bene. Ho poi scoperto che andava in palestra due volte al giorno, e qualche volta ci rimaneva per due o tre ore. Lei era sempre immersa nello studio quando era ora di cena, diceva di aver mangiato qualcosa prima, nella sua stanza. Come suoi amici, avevamo tutti fatto delle diete nelle quali avevamo perso peso e lo avevamo riguadagnato subito dopo. Così non c’era da preoccuparsi. Non ci rendevamo conto che Judy si stava letteralmente uccidendo, e che stava per morire.

Forse conoscete qualcuno con gli stessi disordini alimentari, o magari vi state chiedendo se siete proprio voi. é un fenomeno molto frequente tra gli studenti. Forse state cercando qualche rimedio, o un aiuto. Se pensate di soffrire di questo male, voglio dirvi che esiste un modo per sentirvi liberi, e per comprendere a pieno cosa sia l’amore e l’accettazione. Se la ricerca di approvazione e di controllo vi ha portato ad essere magri ad ogni costo (sia facendovi ingozzare, sia non mangiando affatto), sappiate che esiste un modo migliore, come vi dirò a breve. Ma prima, mi piacerebbe aiutarvi a capire cosa siano i disordini alimentari.

Il primo passo nel trattamento dei disordini alimentari: sapere cosa sono

Esistono due grandi categorie: l’anoressia nervosa e la bulimia. Si tende a notarle nelle donne che fanno attività ad alta visibilità, come le ballerine, le modelle, le ginnaste, o le presentatrici. Ma tutti possono soffrirne.

Di solito il problema si sviluppa durante l’adolescenza o la prima giovinezza. Spesso accade in una fase di passaggio, o di indipendenza, come andare all’università dove lo stress è molto alto e non ci sono altri modi per sfogare la tensione. Può insorgere per la rottura con il proprio ragazzo o marito. Anche gli uomini possono soffrirne, specialmente un lottatore, o un maratoneta, o chiunque possa trarre vantaggio da una perdita di peso. Nella maggioranza dei casi tuttavia il problema si presenta nelle donne.

Un aiuto per i disordini alimentari: capire l’anoressia

  1. Il rifiuto a mantenere il normale peso corporeo – di solito almeno il 15% in meno del normale. Per esempio, se siete alte 1,60 m. e pesate 48 Kg, allora siete il 15% sotto al peso normale, cioè 56 chili. Non siete anoressiche solo perché siete magre. Anche l’ereditarietà è un fattore importante.
  2. Una grande paura di prendere peso o di diventare grasse. Piùo meno tutte le ragazze hanno questo terrore. Possono fare moltissimi esercizi, o essere superattive. (Di solito studiavo in piedi, in modo da bruciare piùcalorie). Talvolta la frequenza degli esercizi fisici è molto alta, piùore e piùvolte al giorno.
  3. Un’immagine distorta del proprio corpo. Ci si vede grasse, anche se si è sottopeso.
  4. Assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi (accade di frequente anche alle atlete, che però non hanno niente a che fare con l’anoressia).
  5. Quando il disordine alimentare aumenta, il digiuno porta alla depressione ed all’apatia.

Molte persone hanno uno o piùdi questi sintomi. SE SONO TUTTI PRESENTI, ci troviamo davanti ad una diagnosi di anoressia. Il criterio finale è se la persona riesce a riguadagnare peso nel giro di due settimane (sotto controllo medico).

Un aiuto per i disordini alimentari: capire la bulimia

La bulimia è caratterizzata da:

  1. Un desiderio sfrenato di mangiare, oltre la sazietà. (succede a molte persone durante una dieta o un ridimensionamento nei pasti)
  2. Una perdita di controllo quando si mangia. Di solito ci si ingozza di nascosto. A volte le persone lo fanno per conciliare il sonno. Ogni spuntino va dalle 1000 alle 60000 calorie.
  3. Una persona che fa molti esercizi, digiuna, vomita e assume lassativi. (qualcuno 20-40 al giorno). Ma i lassativi lavorano solo nel tratto inferiore dell’intestino, mentre il cibo è assorbito in quello superiore. I lassativi causano la perdita di idratazione e un ventre piatto, ma possono comparire gonfiore, edemi e costipazione.
  4. Fluttuazioni del peso corporeo di piùdi 4 chili, a causa degli “spuntini” e dei digiuni. Perciò, una donna può essere sottopeso o in sovrappeso, ma anche normale.

Nessuno userebbe il vomito per controllare ogni giorno l’assunzione di cibo. Molto spesso si comincia con il farlo dopo una festa o una grande cena. Poi la perdita di controllo nel mangiare fa sì che avvenga piùfrequentemente. Prima di saperlo, lo state facendo due o tre volte al giorno.

Un’anoressica può assumere sempre meno cibo, fino al punto in cui il suo stesso corpo stesso si ribella. Non può reprimere ancora la sua fame, e così inizia a mangiare poco alla volta, poi di più. Alla fine si ingozza, e inizia a vomitare.

Perché è importante un aiuto o una cura nei disordini alimentari:

Il tasso di mortalità nell’anoressia nervosa è del 15/20%. Con l’anoressia si muore letteralmente di fame, ed alla fine il cuore ed il cervello possono collassare per i gravi problemi collaterali.

Una donna bulimica può mantenere il suo peso, e quindi pensa di non essere in pericolo. Ma vomitare continuamente causa sbilanciamento elettrolitico, battito cardiaco irregolare, infarti, disidratazione, indebolimento dei denti, emorragie interne, ulcere nello stomaco, rottura dei vasi sanguigni facciali, danni renali, etc. Conosco una ragazza che al liceo era bulimica: ora la sue corde vocali hanno subito danni permanenti, e la sua voce è sempre rauca.

L’anoressia e la bulimia sono le forme di suicidio piùlente che si conoscano.

Cosa aiuta a riconoscere le cause dei disordini alimentari

Esistono molti fattori che contribuiscono allo sviluppo di tali malattie:

1. La nostra cultura esalta l’aspetto fisico. Essere magri è fondamentale per avere successo nel sociale, nel sesso e anche nel lavoro.

2. Le nostre relazioni in famiglia. Quando qualcuno sviluppa un disordine alimentare in famiglia, significa che ci sono dei problemi, non solo a livello personale, ma in tutta la famiglia. Esistono molte possibilità. La famiglia può tenere in grande conto l’apparenza fisica, o non permette di esprimere apertamente i propri sentimenti, specialmente la rabbia. Spesso uno o entrambi i genitori sono esasperanti con i figli, che non riescono ad ottenere la riservatezza necessaria durante la crescita. A volte nelle famiglie si vivono esperienze negative come l’alcolismo e le violenze sessuali, e, mancando la sicurezza e la padronanza della persona, i bambini cercano nel cibo conforto e protezione.

3. Le caratteristiche personali. Le anoressiche e le bulimiche tendono ad essere perfezioniste, a ottenere il massimo. Hanno un alto senso morale ed etico. Spesso sono bambine modello, timide. E così tentano di nascondere la rabbia a sé stesse ed agli altri, a essere insicure delle loro azioni, mettendo sempre alla prova la propria competenza.

Ecco come si descrive una donna: “Ho sempre un nodo allo stomaco. Non me n’ero mai resa conto prima. Deriva dalla preoccupazione per ‘gli altri’. Non so chi siano ‘gli altri’, ma sono preoccupata di essere vista per ciò che sono, non una donna matura, ma una bambina. Mi ingozzo quando mi sento piùinstabile, almeno così mi pare.”

Anche noi possiamo aver provato queste sensazioni, ma le persone malate le provano piùspesso, ed in maniera piùintensa. Si prova a mantenere il controllo delle cose, senza riuscirci. Si dubita del proprio aspetto, del talento, delle capacità e si arriva alla conclusione che l’unica cosa che si può controllare sia il proprio peso.

La storia del mio disordine alimentare, dell’aiuto e della sua cura:

Dopo aver chiarito queste cose, voglio condividere con voi la mia storia. Sono cresciuta in una famiglia che, all’esterno, sembrava perfetta. Avevamo soldi, una casa grandissima, andavamo in vacanza in posti esotici, e sembravamo felici. Ma all’interno non c’era niente di tutto ciò. Mio padre era un maniaco del lavoro, viaggiava molto, ed era alcolizzato. Anche se avevo qualsiasi cosa desiderassi, non avevo l’amore e l’accettazione di mio padre. Ho imparato sin da piccola a non contare su di lui o credere in lui, mi ha sempre deluso. “Tranquilla, sarò a casa per cena, piccola. Promesso.” E ancora una volta mi infilavo a letto senza averlo visto. “Sicuro, prenderò il prossimo volo e ti vedrò giocare. Credimi, non me lo perderei per niente al mondo.” E ancora una volta, guardando ad una ad una le facce tra il pubblico, lui non c’era.

L’immagine, lo status, erano molto importanti per mio padre – come ti presenti, cosa indossi, che tipo di abitazione hai, la macchina che guidi, i soldi, e tutto il resto. Così sin da quando ero molto piccola, ho imparato che non importava ciò che avevo dentro: l’esteriore era piùimportante.

A causa dell’alcolismo di mio padre, l’atmosfera nella mia casa era sempre imprevedibile ed instabile. Non si poteva mai sapere qual’era l’umore di mio padre dopo il lavoro, o se era già ubriaco. Magari mi svegliavo di notte tra urla e grida, o con la polizia in casa; altre volte mi svegliavo al mattino, e lui se n’era andato via nel mezzo della notte.

Volevo così tanto il suo amore e la sua accettazione, ma li ho mai avuti. Così ho provato ad essere la migliore, a prendere buoni voti, a dare il meglio, solo per sentire, “Bel lavoro piccola, ora devo andare. A dopo.”

La mia vita è crollata una notte, quando mi sono svegliata ed ho sentito mia madre e mio padre che litigavano violentemente. Mio padre aveva un’amante, e mia madre voleva chiedere il divorzio. Avevo paura, ero sola e terrorizzata. Chi potevo chiamare? Nella nostra casa, tutte le cose rimanevano tra di noi. Niente ne usciva. Avevamo un’immagine da mantenere.

E così piano, piano sono morta dentro, lentamente. Esteriormente stavo bene, tuttavia cominciavo a ritirarmi in un mondo interiore. La mia vita era divisa – da una parte chi pretendevo si essere con gli altri, dall’altra cosa provavo e pensavo davvero dentro di me. Questi due atteggiamenti erano agli antipodi. Fuori ero carina, amichevole, avevo buoni voti, facevo tutto al meglio. Dentro di me ero impaurita, sola, confusa, piena di terrore e di rabbia.

Mi trovavo spesso nel mezzo dei litigi dei miei e cosi mi nascondevo nella mia stanza, a guardare la TV. Nessuno faceva caso al fatto che passavo molto tempo lì dentro. Mia madre stava cercando di sopravvivere.

Quando mi trovavo nella mia stanza, creavo un mondo irreale, che era sicuro per me. La TV cominciò a prendere il controllo su di me. Immaginavo e sognavo di essere come le persone in TV. Volevo essere come loro. Non è stata una scelta cosciente — è accaduto e basta — e il mio mondo irreale è cominciato. Così iniziai a isolarmi da tutto è da tutti. I miei voti erano ottimi,non facevo mai capricci, ed i miei genitori mi lasciavano stare.

Poi è arrivato il giorno piùbrutto della mia vita. Mio padre e mia madre dissero a me ed a mia sorella che stavano divorziando. Pensavo di morire. L’aveva voluto mia madre, e mio padre era furioso. Ci disse che lei aveva rovinato la sua vita e la nostra, e che non avremmo avuto i soldi per mangiare o vivere in una casa. Avevremmo vissuto per strada e ci saremmo scordate un’educazione. Ero così terrorizzata e impaurita, non avevo il controllo di ciò che stava accadendo.

Allora avevo 15 anni, e cominciavo a diventare una donna. Tutte le mie amiche non facevano altro che parlare di diete ed esercizi, e così, perché no, anch’io ne avevo bisogno. Ma gli esercizi divennero un’ossessione, un modo per scappare dalla realtà. Cominciai a farli per 30 minuti ogni mattina, poi un’ora, poi piùore, e alla fine ogni volta che ero a casa. Non riuscivo piùa stare seduta in classe. Pensavo a quante calorie avrei potuto bruciare se avessi agitato le gambe, fossi andata in un punto lontano dell’aula, etc. non facevo piùcolazione, e iniziai a perdere peso. Le persone ci facevano caso e mi dicevano, “Wow, hai perso peso – sei proprio carina!” E mi sentivo carina. E pensavo di poter diventare famosa, e che non avrei piùsofferto. Così feci ancora piùesercizio fisico, smisi di pranzare, e alla fine anche di cenare. Vivevo con poche calorie al giorno.

Perdere due chili diventava perderne cinque, e poi otto e dieci, ed esercitarsi dalle cinque alle sette ore al giorno. Fare gli esercizi cominciava a non sembrare piùtanto piacevole. Non riuscivo a concentrarmi su qualcosa che non fosse la quantità di cibo da mangiare. Quante calorie avevo accumulato? E quante erano state bruciate? Come potevo fare a meno del pranzo e della cena? Non riuscivo a fermarmi, e sentivo di aver perso totalmente il controllo. Mi sentivo sola, non ero sicura di me stessa e delle cose attorno a me. Avevo iniziato in maniera così innocente, ed ora ero ossessionata. A dicembre pesavo 52 chili; a maggio ero calata a 29, ed ero viva per miracolo. Tuttavia, nella mia mente, ero ancora grassa, e pensavo di aver bisogno di dimagrire ancora due o tre chili per sentirmi felice, per essere me stessa, e per piacere anche agli altri.

Il trattamento tradizionale dei disordini alimentari:

Sono stata ricoverata in una clinica per tre mesi. Ero arrabbiata, furiosa. Odiavo i miei genitori, ed i medici che mi avevano messo lì dentro. Come osano controllare la mia vita? – gliela farò vedere io – scapperò – fai la brava ragazza – fai quello che vogliono loro, poi una volta fuori avrai la possibilità di essere di nuovo magra. Non mi avrebbero fatto ingrassare!

E così ho fatto. Ho recitato, e poi sono uscita. Una volta uscita, ho avuto intense sedute di terapia, anche in famiglia. Ho imparato qualcosa, ma non era abbastanza per risolvere la mia situazione. Gli psicologi non mi offrivano niente per aiutarmi a uscire fuori dalla mia malattia e dalle mie ferite.

Cominciai a scivolare via lentamente. L’anoressia è una delle cose piùdifficili da superare e molti muoiono o vivono pericolosamente all’orlo di questa. Infatti, io ero ricoverata con 14 altri ragazzi e ragazze nella clinica, tre anni dopo io ero l’unica rimasta in vita, tutti gli altri erano morti a causa dei disordini alimentari o si erano suicidati.

Dove ho trovato la soluzione alla mia anoressia:

Ero arrivata alla consapevolezza che tentare di guarire da sola aveva dato risultati davvero insufficienti. Mi ricordo che una notte ero così stufa di me e della mia vita, che ho gridato a Dio. Gli ho detto come mi sentivo, e l’ho pregato di aiutarmi. Non sono sicura del motivo per il quale mi sono rivolta a Dio proprio in quel momento, ma penso che dentro di me sapevo che nient’altro avrebbe funzionato. Sapevo di non essere tanto forte da sopportare ancora la mia malattia, e che nessun altro avrebbe potuto farmi sentire amata, o stare meglio. Per anni avevo lottato contro l’anoressia, l’insicurezza e la solitudine; avevo raggiunto il fondo.

Psicologi e medici possono guarirci a livello fisico e mentale. Ma rifiutano una terza dimensione, ugualmente importante: lo spirito. Alcolizzati e altre persone ricoverate possono testimoniare che la psicologia non opera senza Dio.

So che l’unica ragione per cui sono viva oggi, è l’aver conosciuto il Dio dell’universo e suo Figlio, GesùCristo. Vi racconterò brevemente come mi ha aiutato ad essere dove sono oggi.

Da quando mi sono rivolta a Dio, le cose hanno gradualmente iniziato a cambiare. Continuavo a lottare con i disordini alimentari, gli esercizi, etc. Tuttavia, ho cominciato a sentire una pace interiore, mai provata prima. Leggevo la mia Bibbia, pregavo e confidavo a Dio come mi sentivo. Ho imparato moltissimo sull’amore, l’accettazione ed il perdono di Dio, ed ho capito che è l’Unico a poter riempire il vuoto all’interno di noi stessi. Ho capito che Dio non è un essere distante e terribile, lì fuori da qualche parte, ma è un Dio personale, che mi ama, e mi accetta per quella che sono. Ha il potere sulle cose, e fa in modo che si rivolgano sempre al meglio per coloro che lo amano. Non devo avere il controllo su niente – Lui ce l’ha – e posso stare tranquilla.

é stato un percorso lungo dieci anni. Ho vissuto sedute analitiche e una crescita spirituale, che mi hanno letteralmente salvato dall’oscurità e della morte, e Lui (Dio) mi ha liberata.

Dio è diventato la piùgrande risorsa di aiuto e di cura per il mio disordine alimentare, e per la mia vita

Ho lottato per molti anni, ma piùimparavo a conoscere Dio, la sua accettazione ed il suo amore, piùle cose iniziavano a cambiare, ed ero sempre meno ossessionata dal cibo, dagli esercizi o dall’amore e accettazione delle persone. é ironico, perché, crescendo, ho rifiutato Dio, l’ho odiato. Per questo, affidare tutta la mia vita a di Lui, e al suo amore, è stata una scelta radicale. Ma farlo a 17 anni, ha davvero cambiato il corso della mia vita. So che non sarei viva ora, se non avessi avuto la fede in Dio.

Ora non soffro piùdi anoressia. Un verso della Bibbia dice, “La Verità vi renderà liberi”, e la verità di Dio e della sua Parola mi ha dato la libertà. C’è voluto molto tempo, molte lacrime e molto lavoro. Ma ora posso correre e fare esercizi, e non ne sono ossessionata. Posso mangiare liberamente, senza pensare alle calorie. So cosa può farmi ricadere di nuovo, e ora so come riconoscerne i sintomi, e che devo andare da qualcuno, prima di tornare indietro, non mangiare e nascondermi. Devo costantemente ricordare a me stessa che la mia sicurezza e la mia dignità personale non si basano sulle mie azioni, o sul mio aspetto – ma su cosa Dio pensa di me.

Per concludere, vi dirò qualcosa su una donna chiamata Mary Watezer. Era un’atleta olimpica che soffriva di anoressia nervosa. é stata intervistata poco tempo fa su Sports Illustrated. Studentessa modello, borsista alla Georgetown University. Sembrava avere tutto. Poi una fredda notte di Febbraio, si è gettata nel fiume Susquehanna. é sopravvissuta al tentativo di suicidio, ma ora è costretta su una sedia a rotelle, immobilizzata dal collo in giù. Dopo quella esperienza ha scritto:

“Nei mesi scorsi ho imparato molte cose sulla vita. La prima è che il vero appagamento non si ottiene nel modo in cui crede la maggior parte delle persone,e cioè con la perfezione ed il successo. Non mi hanno appagata i miei voti, essere un’atleta olimpionica, o essere bella. Ho provato il vero appagamento solo con l’amicizia di Dio, il solo che mi abbia dato la pace e la gioia.”

La cosa da notare su Mary Watezer è che aveva già ricevuto trattamenti psicologici, prima di tentare il suicidio. Continua dicendo, “Per me era un problema spirituale, sapere che Dio mi accetta per come sono mi ha aiutata a guarire. Nessuno psicologo poteva farlo.”

Io, proprio come Mary Watezer, credo che la soluzione vera a questi e a tutti i problemi sia un’amicizia con Dio. Ciò che è stato vero nella mia vita è che nello sviluppare un rapporto personale con Dio per mezzo di GesùCristo ho cambiato il modo di pensare a me stessa. Ogni giorno Lui mi ricorda il suo amore per me, senza contare quello che faccio, o se sono bella. Mi ama, anche se non riesco a vivere secondo i miei stessi standard.

Siete curiosi di approfondire come fare amicizia con Dio? Se volete iniziare a conoscerlo, andate su: Conoscere Dio personalmente.